mercoledì 31 agosto 2016

Ritratto di Albert Einstein fase 2-- disegno e trasferimento



Tutorial 5 Ritratto di Albert Einstein fase 2
 Contorni del disegno e Ttrasferimento su tela



Abbiamo già visto il materiale che ci serve



Due  stampate  in scala di grigi  in formato A4 e le misure dell’immagine ottenuta  sono 20x20




 


Su una  delle due immagini tracciamo la nostra griglia . In questo caso l’ho divisa in 5 unità, ciascuna  da  4 cm per lato. Ma chi sta iniziando può fare anche maglie più fitte per esempio dividendo in 10 unità da 2 cm. Oppure,    ( solo dove  riteniamo che ci possano servire più punti di riferimento) ,  possiamo  inserire delle diagonali come ho fatto nella zona del volto , o  dividere i quadrati da 4 cm in quadrati da 2 cm come ho fatto nella zona delle dita.




Premetto che il disegno, con o senza griglia , si può fare anche direttamente sulla tela già preparata.        Come del resto ho fatto da  lungo tempo e continuo a fare.
Tuttavia, specialmente per chi inizia, sono abbastanza prevedibili correzioni e cancellature in abbondanza con conseguente  stress della imprimitura 
Per cui suggerisco di realizzare il disegno su foglio e quando è completo in ciò che necessita trasferirlo su tela..                                          
( CURIOSITA' : Il metodo di disegnare su un foglio e poi riportarlo sulla tela mi è stato indirettamente suggerito in un periodo in cui frequentavo un gruppo rivelatosi poi di ricalchisti-ombreggiatori e ricalchisti-coloristi che riportano il disegno direttamente da foto a tela saltando quella difficile ma affascinante fase della creazione delle forme. Una pratica che ovviamente rifiuto categoricamnete ma devo dire che anche i ricalchisti hanno avuto la loro utilità. Questo non significa che il metodo lo abbia inventato io. Significa che ci sono arrivato per conto mio mentre altri, probabilmete, già lo praticavano. E comunque non ci vuole un genio per arrivarci . )                                     ,


 


Quindi per il disegno utilizziamo  un foglio bianco  grammatura 80.             
Tracciamo un quadrato  40x40 ( che corrisponde alla tela su cui realizzeremo l’opera ) e riportiamo in scala  la griglia, che pertanto è di 5 unità, e ciascuna da 8 cm per lato.Comprese le diagonali e le riduzioni a metà nella zona mano. Chi ha preferito la griglia piccola disegnerà sul foglio la griglia piccola in scala.
Praticamente una riproduzione esatta ed ingrandita della griglia tracciata sull'immagine
( NOTA . la grammatura 80  del foglio del disegno ci serve perché stiamo realizzando un disegno da trasferire su una tela , quindi (come vedremo) occorre che il foglio non sia troppo spesso. Al contrario se si fosse trattato di un lavoro col fine nel disegno stesso,  sarebbe stato più opportuno un cartoncino di grammatura maggiore, anche 300 )


Nulla vieta di inserire,  anche in corso d’opera, ulteriori linee di riferimento  ritenute utili.
Per esempio l'occhio a sinistra è inserito in un rombo con una bisettrice dall'angolo alto al basso.  I  punti di riferimento che abbiamo li trovo più che sufficienti , tuttavia se qualcuno ne ha bisogno di altri, nulla vieta di inserire anche a disegno iniziato una ulteriore bisettriche che vada da sinistra a destra. 
Naruramnente ogni linea che aggiungeremo all'immagine di riferimento verrà puntuaalmente riportata sul nostro foglio di disegno 


Il disegno va svipuppato per fasi 
Cerchiamo, sulla foto, dei  punti in cui le linee della griglia intersecano quelle dei contorni del soggetto e segniamo quelli che riteniamo necessari sul nostro disegno.  
Cerchiamo ed annotiamo ,cioè, dei punti di riferimento.


PRIMI TRATTI




Possiamo tracciare semplicemente dei punti che dopo svilupparemo in tratti o direttamente dei tratti che riportino l’andamento del contorno in quei punti . Io ho fatto dei tratti. 

Otteniamo così un primo “fantasmino”  del nostro soggetto.  Anche se solo  tratti e  non linee complete il nostro cervello riesce a collegarli e ci mostra se ci siamo.
Insomma ne verrà fuori un tratteggiato che ci descriverà il  nostro soggetto per sommi capi, ma già sufficienti per verificare se c’è somiglianza.
Ecco ! !  Il punto essenziale ed imprescindibile in un ritratto è < LA SOMIGLIANZA >

(NOTA. Questo metodo di utilizzare  la griglia è il punto di inizio di una percorso che in avvenire ci porterà al disegno a mano libera.  In successivi lavori la griglia si farà con maglie  sempre più larghe  fino a farne a meno.. Metodi  naturalmente ce ne sono tanti altri , questo è uno dei tanti e lo trovo molto efficace. )


Questi punti o trattini segnati diventano, adesso,  i punti di riferimento per ulteriori particolari che riteniamo ci possano servire per sviluppare un buon lavoro. Dettagliare di più o di meno non importa ciascuno faccia come crede più opportuno valutando le proprie capacità. Vedrete che la quantità di tratti occorrenti dipende  solo dalla  sicurezza ricavata dall’esperienza ed  in avvenire vi basteranno solo pochi punti di riferimento .                                    

Ulteriori tratti 

Mi sembra inutile dire che questi punti vanno trovati ad occhio, e vanno ripudiati  righelli per misurare
E' meglio sbagliare e dover lavorare più a lungo per ottenere un buon disegno e la sicurezza per il vostro futuro artistico , che riuscire con trucchi e trucchetti con i quali si resta  impantanati  a lungo se non per sempre.
(NOTA: Se trovate difficoltà nel misurare ad occhio le distanze un buon esercizio, da fare a parte, è quello di segnare su un foglio dei tratti  , provare a tracciarne sotto un secondo il doppio o il triplo,  anche provare a dividere un tratto in due o tre o quattro parti uguali. Provate anche a fare dei tratti ed indovinare che lunghezza hanno espressa in cm o mm. Naturalmentre in questi esercizi  utilizzerete, poi,  il righello per verificare se avete fatto giusto.                                                                             Avete mai notato come un arredatore o un geometra riesce a valutare l'ampiezza di una parete, la larghezza di una porta, l'altezza dei soffitti ed  altro esclusivamente ad occhio e con un margine d'errore di qualche centimetro? Oggi usano il laser e per anni hanno utiliszzato il metro pieghevole o la rollina metrica. Questi "esercizi" li hanno portati poi al poter misurare anche ad occhio.
Ebbene è la stessa cosa, loro in metri e centimetri, noi in centimetri e millimetri ma il concetto è lo stesso: Tutto sta  in " Esercizio e Pratica " ).
 
bozzetto con ombreggiature
  
Per constatare se la somiglianza c’è è utile dare delle ombreggiature come si fa nei  bozzetti. Perché oltre ai tratti somatici perfettamente al loro giusto posto,  sono le luci e le ombre che descrivono un volto . Chi per esperienza acquisita  da altri lavori sa di trovarsi nelle condizioni di non sbagliare  può fare a meno dell'ombreggiare nel disegno. Infatti lo studio tonale successivo farà lo stesso lavoro con pennelli e colore.


A questo punto quanto ci occorre è già pronto e confermato, per cui possiamo passare al trasferimento del disegno su tela.





                                               Trasferimento del disegno sulla tela.

Metodi ce ne soni tanti , ve ne suggerisco un paio

1) annerite una faccia di un foglio da stampate A4 mediante una matita grafite 6B. La punta non deve essere troppo  appuntita (per non dannrggiare il foglio)  e fate in modo che resti arrotondata man mano che annerite. Per questo lavoro io utilizzo una stabilo trio che ha una mina  grossa. Esistono anche dei bastoncini di grafite che  per questo lavoro possono essere strofinati in orizzontale.
Otterrete un foglio di “ carta grafite “ vera è naturale che porrete tra la tela ed il vostro disegno.
( NOTA: Evitate i fogli di carta carbone, carta copiativa e carta grafite che si possono trovare in commercio perché contengono inchiostri e prodotti chimici e possono danneggiare il dipinto.) 
Sistemate il foglio col disegno esattamwnte sulla tela afferrandolo ad essa con dello scotch-carta ( detto anche scotch da carrozziere o scotch da imbianchino) ed inserite fra disegno  e tela il foglio grafitato ( la faccia annerita va ovviamente a contatto con la tela)
Con una matita dura ( io utilizzo una 2H)  ripassate, nel vostro disegno, sui contorni che vi servono e così verranno trasferiti sulla tela.

La matita dura è consigliabile perché i tratti da trasferire dovranno superare il vostro foglio di disegno ed il foglio grafitato che abbiamo posto in mezzo tra foglio col disegno e tela.

Con questo metodo ovviamente dovrete man mano spostare il foglio sotto il disegno per portalo sotto le parti da trasferire quindi a trasferimento ultimato dovrete ripulire con la gomma pane le parti che si fossero sporcate a causa dello spostare  Gomma pane e non gomma plastica per non stressare l’imprimitura. L’alternativa sarebbe annerire un foglio della stessa grandezza del dipinto , ma vi capiteranno anche dipinti molto grandi e quindi non credo che sarebbe un lavoro allettante. Comunque volendo si può fare
Il disegno ottenuto sulla tela va alleggerito il più possibile con gomma pane fino a lasciare quel tanto che vi faccia da guida, e ripassato a pennino con inchiostro di china diluito con acqua. Io per i ritratti  utilizzo Pelikan  siena n. 13  perché mi lega con gli incarnati.
In alternativa all’inchiostro potete ripassare con colore ad olio terra di Siena ben diluito e dato a pennellino.00.
(NOTA : questa operazione di alleggerimento del segno , ripasso a pennino con inchiostro o a pennellino con colore è necessaria in questa tecnica perché la fase pittorica va fatta con stesure sottili e solitamente trasarenti) . 
                                                                                                                                                                  In tecniche con pittura coprente e ad impasto basta spruzzare del fissativo sui segni di grafite ed alla grafite si può anche sostituire il carboncino )

 




2) Con gli stessi attrezzi precedenti , matita 6B o bastoncino , annerite il retro  del vostro foglio col disegno solo in corrispondenza dei tratti da trasferire. Il foglio è sottile e non è difficile orientarsi. Si potrebbe addirittura segnare solo in corrispodenza delle linee del disegno ponendo il foglio in trasparenza.Praticamente in questo modo sarà il vostro stesso disegno ad essere, sul suo retro,  carta grafite. Non essendoci altro foglio in mezzo non è quindi necessaria la matita dura , anzi è sconsigliabile perché potrebbe rigare  l’imprimitura  E meglio utilizzare una penna a sfera , perché la sfera rotola e scorre senza appuntare.. Diciamo che  corre la stessa differenza del  trasportare un carico trainando su delle assi a striscio o  su ruote .

Se pensate di voler  recuperare il bozzetto per farne, dopo, un vero disegno utilizzate una penna a sfera esausta . Si anche una penna esausta può essere un buon attrezzo e con l’esperienza vedrete come qualsiasi cosa può diventare un attrezzo pittorico.  

A disegno trasferito si procede come già fatto  prima .Non dovreste trovare sporco di grafite o pochissimo

Nelle operazioni di trasferimento , in qualunque modo vengano fatte suggerisco di adagiare  sulla tela un piano d’appoggio rigido  per la mano che lavora. Potrebbe essere una tavoletta e deve poggiare da un lato all’altro .sul telaio della tela . Questo  ad evitare di  far molleggiare la tela con la pressione della mano che lavora
Questo lavoro di trasferimento va ovviamente fatto  su un piano e non su cavalletto .

Ci sono altri metodi di trasferimento , ma per adesso conoscere questi è sufficiente.


 Ecco il mio risultato ad operazioni finite










Alla prossima con pennelli e colori 







venerdì 26 agosto 2016

ANTICIPAZIONE a sostegno del ritratto di Einstein



ANTICIPAZIONE  a sostegno del ritratto di Einstein 


Nella realizzazione  del ritratto di Einstein  a metodo classico, è evidente   che ad alcuni non basta la sola raccomandazione di realizzare  un buon disegno, il migliore che si riesca a fare. Probabilmente perché non conoscono i vari metodi o tecniche di pittura ad olio e considerano questa pittura come un’unica tecnica. Ma non è così

Ne avrei parlato e ne parlerò in un tutorial apposito ma penso che un’anticipazione  sia necessaria per chiarirci meglio le idee.

                                                       Facciamo una premessa
Nel corso di disegno del maestro Angelo abbiamo appreso che il disegno è costituito , fondamentalmente, da due elementi : IL SEGNO ed Il TONO. Quindi per queste fasi siamo preparati.

Anche utilizzando i  pigmenti al posto della grafite o del carboncino  se si realizza un lavoro in monocromatico gli elementi restano sempre due  SEGNO e TONO.

Se passiamo, invece ad una realizzazione a più colori si inserisce un altro elemento , che evidentemente è il COLORE.

Ed ancora se utilizziamo i colori ad olio , essi ci permettono , qualcosa di più : i DETTAGLI  e gli ACCENTI.
  
Quindi , riepilogando, un dipinto ad olio è costituito dai seguenti elementi:
SEGNO
TONO (   e GRISAGLIA )
COLORI
DETTAGLI e ACCENTI.


( Nota. La grisaglia è una parte del tono  ed è specifica per la tecnica classica a velature)


Questi  elementi costituenti un dipinto ad olio possono essere realizzati con due metodi di base completamente differenti l’un l’altro. Si potrebbe dire che la pittura ad olio non è una sola tecnica ma due. Senza contare di quante ulteriori sottotecniche e stili vari da ognuna di esse si sono sviluppate nei tempi

                                             Quindi due tecniche di base ( ne accenno per sommi capi )

1a)      Realizza una fase per volta badando prima al solo disegno , poi ai soli toni , quindi al solo colore ed infine ai dettagli ed accenti.
E’ evidente che questa tecnica poiché divisa in fasi richiede più tempo , però facilita il lavoro perché ogni fase va lavorata a se , non pensando alle altre fasi e quindi la si può realizzare nel migliore dei modi.
Quindi quando si realizza il disegno si pensa solo ad esso tenendo la mente sgombra da toni e colori. Quando si passa ai toni si pensa esclusivamente a trovare i toni migliori e non si pensa affatto al successivo colore  ecc.
Da questo procedimento nasce, però,  anche che ogni fase è   preparazione alla fase successiva . Se si fa male una fase, questi errori si ripercuoteranno irrimediabilmente alle fasi successive. Se ogni fase è fatta bene tutto diventa una passeggiata.
La caratteristica di questa tecnica sta nel fatto che la composizione dei colori ricavati (secondari e terziari) non si raggiunge per miscelazione bensì per sovrapposizione di colori trasparenti. Facendo un semplice esempio se vogliamo ottenere il secondario < arancio > non mischiamo i due colori essenziali rosso e arancio sulla nostra tavolozza ne sul supporto, li stenndiamo invece uno per volta sovrapponendoli e l'effetto < arancio > si dalla fusione in trasparenza. In pratica è un effetto ottico. E’detta  anche" a velature" proprio per il modo in cui viene raggiunto il croma.
Questa è la tecnica , detta “ CLASSICA ” ,fu  la prima ad essere adottata  con l’arrivo della pittura ad olio.

2a)    Realizza tutto insieme a corpo unico. Solitamente non si fa disegno preparatorio . Si lavora direttamente a pennello, cioè si disegna, si danno i toni ed i colori tutti nella stessa pennellata.     
      Questa tecnica utilizza colori coprenti, che vengono miscelati, solitamente, prima di essere stesi.
      Riprendendo lo stesso esempio dell'arancio,  rosso e giallo vengono miscelati nelle quantità dovute ed il ricavato si stende..
     E’ sicuramente una bellissima tecnica a cui ciascun pittore mira ma richiede grande  conoscenza del colore e perfetta                          capacità     nel raggiungere le giuste forme. In pratica sembra più facile ma non lo è. Si evitano alcune difficolta ma ne  
     subentrano altre. 
     Questa tecnica, che utilizza essenzialmente colori coprenti, è definita  ALLA  PRIMA “ ( da alcuni “tecnica diretta”)

3a)    Accenno ad una terza tecnica  il " DIVISIONISMO " poco frequentata dai pittori ma molto interessante . Anche questa e basata sull'effetto ottico, ma non prodotto da sovrapposizione bensì da accostamento dei colori. Per tornare al già detto arancio lo otteniamo accostando un tratto di rosso ad un tratto di giallo. Questi due colori stesi separatamente se visti a distanza sono percepiti dall'occhio come un colore unico e cioè l'arancio. Dallo stesso metodo nasce il " PUNTINISMO " dove i tratti sono sostituiti da puntini con effetto ottico anche da breve distanza.



Nel ritratto di Albert Einstein  stiamo applicando la tecnica classica , quindi chi ha interesse a realizzarlo deve entrare nel giusto ordine di idee. Nel suo stesso  interesse.

ALLA PROSSIMA

mercoledì 3 agosto 2016

Tutorial 4a Preparazione del supporto



NOTA: in questo ed in altri  post che seguiranno verranno utilizzati dei termini specifici che appartengono al glossario della pittura e quindi dei pittori. Il loro significato cambia talvolta da epoca ad epoca quindi non se ne può fare una regola generale. Come già detto l’importante è che, in un gruppo, i pittori per  colloquiare e per potersi capire diano tutti lo stesso significato a ciascun termine. In pratica devono parlare la stessa lingua pittorica
Noi  utilizzeremo i vari termini nel loro significato più ampiamente diffuso.                                              

 Entriamo nell’argomento di oggi.

Come già accennato i supporti in tela, cartoni e pannelli telati , tavole in legname o materiale legnoso  anche se venduti come già pronti all’uso, hanno spesso bisogno di una preparazione gessosa  per renderla più o meno liscia  e più o meno assorbente e quindi  per renderla idonea al genere pittorico che si vorrà realizzare .


Questo lavoro di preparazione nel gergo pittorico si chiama :


                                                                    Imprimitura
Serve a creare tra supporto  e pellicola pittorica uno strato intermedio  con assorbenza programmata  ed in pratica consiste nello stendere, sulla tela o sulla tavola, degli strati di un composto di calcio (gesso, polvere di marmo, o  altre polveri  )  ,  colla ed eventuali altri prodotti  .
Questo composto si chiama mestica  e viene preparato in funzione di ciò che vogliamo fare come dipinto ed anche in dipendenza del supporto scelto.
Ogni pittore  ha le sue mestiche  o delle  varianti di quelle di  altri. Io vi descrivo quelle più diffusamente utilizzate  e che trovo valide per il nostro dipinto.

                                                                 Mestica classica
Occorrente per la preparazione della mestica classica
Colla di coniglio
Gesso di Bologna
Olio di lino
Acqua
Attrezzi di servizio 


 


Materiali ed attrezzi per la mestica: a sinistra colla di coniglio, gesso di bologna  olio di lino.
Al centro ( in blu) spessore per distanziare i fondi dei due barattoli durante il riscaldamento, bastoncino per mescolare , setaccino per spolverare il gesso. brocca graduata per l’acqua  barattolo grande  per il bagnomaria.  A destra vinavil ( alternativa alla colla di coniglio), bilancia , barattolo piccolo per colla e mestica





                                                          Preparazione:



Innanzitutto bisogna preparare la colla.
Come è  risaputo  ci sono tanti tipi di colla (  magari ne parleremo in seguito) .
A noi interessa la colla di coniglio perché ha una consistenza intermedia, ( ne troppo forte ne troppo debole ) E’ ottenuta da cascami  di pelli di coniglio. Ma non rabbrividite la troviamo già trattata  e pronta all’uso nei negozi di belle arti . Si presenta in scaglie o granuli e va sciolta in acqua

Per la nostra  mestica il rapporto tra colla di coniglio in grani (o scaglie) e acqua deve essere al 6%. Praticamente un litro d’acqua vuole 60 gr di colla. Un rapporto poco più alto o poco più basso influisce poco e vedrete che con l’esperienza lo adatterete alle vostre  varie esigenze.
Ma non allontanatevi troppo da questo rapporto perché una colla troppo densa  porterà ad una mestica troppo dura con rischio di spaccature mentre una colla troppo acquosa  provocherà la sfarinatura del gesso.

Organizzatevi con due contenitori, uno più grande  che possa andare sulla fiamma ,  ed uno più  piccolo e tali da poter andare il picccolo dentro il grande  perché questo lavoro viene fatto a bagnomaria.
Io di solito utilizzo due barattoli di latta da riciclo.

Una mestica da 250 cl di acqua e 15 gr di colla di coniglio( rapporto al 6% )  è più che sufficiente per la nostra tela 40x40 ( direi anche eccessiva ma con buone quantità si lavora meglio ed in fin dei conti quella che resta non è da buttare perché , conservata in un barattolo chiuso,  riscaldandola  è facilmente ripristinabile anche dopo mesi ) .
Nel barattolo piccolo  pesiamo  la colla, aggiungiamo l’acqua occorrente e lasciamo riposare per circa 10 ore
Le perline o le scaglie prima si gonfiano d’acqua e poi si compattano sul fondo del barattolo.  Io solitamente svolgo questa fase la sera e la mattina seguente trovo il prodotto pronto per proseguire.




 
portiamo il bilancino a 0
pesiamo il barattolo vuoto : 45gr
 
 versiamo  15 gr di colla arriviamo a 60gr 


nel quale verseremo 250 cl di acqua 
si lascia riposare fino a che le scaglie di colla non si saranno  gonfiate d’acqua , sciolte e depositate sul fondo del barattolino ( circa 10 ore )     
Alcuni pittori prima le gonfiano con poca acqua e solo dopo aggiungono l’altra acqua . Io trovo che questo passaggio sia inutile e lo salto. Verso direttamente tutta l’acqua occorrente


                                                   pereparazione mestica

 
Sistemiamo  il barattolone sul fornello e posizioniamo  il distanziatore sul fondo


Quindi mettiamo dell’acqua nel recipiente  ( diciamo per un terzo o fino a metà) e fatela scaldare a fuoco dolce sulla fiamma di un fornello a gas ( sconsigliabile il fornello elettrico perchè da freddo passa subito a  rovente e salta la fase del fuoco dolce).  

Quando è calda inseriamo il contenitore piccolo con acqua e colla  nel contenitore più grande con sola acqua praticamente la colla si scioglierà grazie al calore che viene dall’acqua calda    e non dalla fiamma  In arte culinaria questo metodo viene detto a bagnomaria.
Il barattolo piccolo  deve restare sospeso nell’acqua del barattolo grande , o almeno  staccato dal  fondo del grande. Per non tenerlo costantemente sollevato con le dita tra i due fondi dei barattoli  mettiamo qualcosa  che li distacchi (  io metto sul fondo del barattolo grande un robusto piattino da tazzina da caffé capovolto ).
Mescoliamo lentamente la colla con un bastoncino di legno ( anche il manico di un cucchiaio di legno da cucina va bene)   fino a che  non si sarà sciolta  completamente  Lentamente per non provocare bolle d’aria

(ATTENZIONE: l’acqua del barattolo grande può anche bollire ( se la mantenete ben calda senza bollire è meglio ) mentre l’acqua e colla del contenitore piccolo non deve bollire MAI altrimenti è da buttare. )



la colla è pronta



Di questo liquido colloso ottenuto, ne tiriamo fuori circa   un decimo, lo allunghiamo con l’aggiunta di un po’ d’acqua calda ottenendo una  “colletta “ che stendiamo, a pennellessa    sulla tela  e sui bordi. Alcuni pittori la stendono anche sul retro della tela. 
Questa operazione definita “apprettatura “ serve ad otturare i “buchi “ della trama della tela,  a renderla meno assorbente e per  favorire l’ancoraggio successivo  della mestica. Se guardando la tela in trasparenza  si notano ancora troppi “buchi“ , quando questa “mano“ di colletta  sarà asciutta ripetiamo l’operazione stendendone un’altra “mano“. Non è comunque indispensabile che tutti i “buchi” siano otturati.



Nell’attesa che la colletta apprettata  sia perfettamente asciutta  possiamo preparare la mestica






Nel  restante 90%  di colla ( liquido colloso ottenuto nel barattolo piccolo ) , mantenendo i barattoli  uno dentro l’altro sulla fiamma a fuoco dolce , versiamo senza fretta   il gesso di Bologna utilizzando un colino a rete ( non a fori ) oppure un setaccio da spolvero come per lo zucchero a velo, oppure con un cucchiaio battendo col dito come quando si mette il cacio sui maccheroni . Insomma il gesso va introdotto nella colla  spolverandolo per non creare grumi.
Il gesso così versato assorbe la colla e si deposita al fondo senza raggrumarsi . Se c’è qualche dubbio di grumi , mentre si spolvera , mescoliamo  col bastoncino , sempre lentamente per non provocare bolle d’aria.
Ripeto questa operazione  va fatta sempre a caldo quindi col barattolo grande  sulla fiamma e quello piccolo dentro di esso a fuoco dolce e a  bagnomaria  senza mai arrivare ad ebollizione..

 



Quanto gesso versare ?
Praticamente  la quantità  di gesso e la quantità  di colla liquida  è di 1 a 1 . Tanto gesso quanta colla ( in volume). Ma non occorre misurarne le   quantità, che si definiscono  ad occhio ed in automatico. Infatti  quando il gesso si imbibisce di tutta la colla del barattolino abbiamo  raggiunto  l’1 a 1. 



la mestica è pronta





La mestica che otteniamo non deve essere ne troppo liquida ne troppo densa. Diciamo che deve avere la consistenza  dello yogurt. Poco più liquida se da stendere  a pennello, poco più densa se da stendere  a spatola. Mescolando col bastoncino si capisce facilmente.
Questa mestica  va già bene per una buona imprimitura ma se volete farla più elastica, ( per le tele  ed in particolare  per tele che andranno arrotolate), durante la lavorazione potete versare un cucchiaino di olio di lino, (quanto un cucchiaino da caffé ma a poco per volta), oppure due cucchiaini di latte intero, o un poco di miele, o di caseina , o di glicerina   sempre a poco per volta e mentre state  mescolando lentamente.
Spero di aver descritto con chiarezza, comunque vi assicuro che è più facile farlo che descriverlo. Tutta l’operazione della mestica non  ruba più di un quarto d’ora.
Controlliamo che  la colletta data prima alla tela sia  asciutta e passiamo alla imprimitura





Imprimitura
E’ l’operazione  di  stesura della mestica sulla tela .
Occorrente :
Spatola  larga  o pennellessa da 4 o più, secondo la grandezza della tela.
Carta vetrata  in varie granature , per chi ha poca pratica è utile il tampone.

Se stesa  a pennellessa si ottiene una superficie più liscia ed uniforme , a spatola più spessa e materica.
Per questo nostro lavoro in corso occorre stenderla  a pennellessa.

Con una pennellessa da 40  o poco più    spalmiamo ortogonalmente la mestica sulla tela, cioè in senso orizzontale (  sinistra – destra- sinistra) ed ancora fresca in senso verticale ( alto- basso-alto ) Occorre lavorare in modo svelto e con mano lieve per lasciare meno rigature possibile.
Aspettiamo  che sia ben asciutta e carteggiamo con carta vetrata a grana media  in modo rotatorio.
Con altra pennellessa asciutta eliminiamo tutta la polvere di gesso formatasi carteggiando e puliamo con una pezza morbida asciutta.
Ripetiamo l’operazione di stesura e carteggiatura  più volte, solitamente ne bastano tre mani.
Per avere  una tele liscia  ( per esempio per il fiammingo)  l’ultima carteggiata va fatta con tela smeriglio a grana fine. 
L’imprimitura a spatola  ( con mestica più densa ) è ,un po’, come stuccare su ampi spazi. Ogni pittore che imprime a spatola ha un suo metodo ed un suo attrezzo. Io preferisco una spatola larga in plastica o in gomma. Il tipo migliore è la spatola che  si utilizza per stendere adesivi su vetro.


spatola gomma-, pennellessa ,spatola acciaio, spatola plastica



Stendiamo la mestica  in larghe volute circolari e la  pareggiamo ortogonalmente . Anche con questo metodo , quando asciutta, va carteggiata . Solitamente basta anche una sola stesura ed una carteggiata .. Se occorre, quando è asciutta, si da una seconda mano. Discorso diverso per la pittura materica in senso proprio dove altre a lascire grezza l'imprimitura si aggiungono altri materiali specifici per renderla rustica. Ma questa è un'altra storia .



Esiste un prodotto dal nome commerciale "Ammanniturauna sorta di stucco di gesso di Bologna  e colla di coniglio  già pronto e da sciogliere a bagnomaria  utilizzata dai decoratori di  cornici nella fase di stuccatura  operazione che viene definita  da doratori e restauratori ,  appunto Ammannitura.
Non l’ho mai provata per l’imprimitura  ma mi riprometto di farlo perché me ne hanno  parlato bene.





Un buon risultato si ha anche con la mestica vinilica
Occorrente :
Colla Vinavil
Gesso di Bologna
Acqua.
Attrezzi di servizio

E’ una buona alternativa a quella classica , si prepara e si stende a freddo.
In due parti di acqua  scioglietene  una di colla Vinavil ( in volume ). Conviene utilizzare un contenitore cilindrico trasparente in modo da poter vedere le quantità. Prima versate la dose di vinavil e vi serve come unità di misura in volume poi mettere due parti di acqua Mescolate col bastoncino e quando è ben amalgamata e fluida un decimo si diluisce al 50% con altra acqua e si da alla tela ( è la stessa operazione di apprettatura esposta precedentemente). Nella parte rimanente  spolveratevi dentro  il gesso di Bologna come è stato già descritto. Il tutto va fatto a freddo.
La stesura di questa mestica è uguale alla precedente. 



La mestica che otteniamo con questi due metodi non ha mai quel bianco candido  delle tele pronte. Il suo colore è leggermente paglierino e ciò è dovuto al colore dei prodotti che abbiamo utilizzato  in particolare a quello del gesso . Chi desidera una tela assolutamente bianca può aggiungere durante la preparazione un poco di pigmento bianco di titanio ( sempre spolverando lentamente ). Va bene anche qualche cucchiaiata di colore acrilico bianco di titanio.

Però l’esigenza del bianco assoluto non è di questo nostro dipinto e  premetto che a noi servirà una tela a fondo colorato, per cui invece del pigmento bianco potremmo mettere del pigmento bruno Ma non lo faremo e affideremo questa coloritura  alla  primissima stesura di colore che daremo sulla nostra tela nella fase dello studio tonale  ( vedremo poi  quale bruno, perché, e a cosa serve  ) .
Questa prima coloritura  viene, generalmente, chiamata “ campitura” .

Quelli che parlano bene la definiscono “ proplasma”, Altri “ Imprimatura “  e di recente e da persona esperta l’ho sentita definire “ imprimitura oleosa “ forse perché la preferisce  grassa  mentre io l’ho sempre stesa  magra.


Ho voluto anticipare questa informazione , che per me appartiene ad una fase successiva (perché direttamente correlata a ciò che si dipingerà )  solo perché lo stesso effetto di avere un campo  colorato (  da cui campitura )  si può ottenere inserendo il pigmento voluto già nella mestica . Praticamente lo stesso lavoro che abbiamo visto fattibile col pigmento  bianco di titanio, ma con un effetto ottico assolutamente al contrario .

Vi è ancora un altro procedimento molto frequentato impropriamente chiamato imprimitura  a Gesso Acrilico.

Nelle belle arti ne trovate di varie marche e consistenze. Io ne ho provati alcuni ma nessuno mi ha soddisfatto  perchè mi sanno di plastica, ( lo trovo più adatto all’acrilico o alle tecniche miste ) quindi non ve ne parlo , ma se decidete di addentrarvi in pittura sarà bene sperimentare anch’esso, chissà che non faccia al caso vostro.
Per non parlare poi di chi usa la cementite,  i colori acrilici e tanto altro .A sentire molti, si ritengono soddisfatti di queste alternative più sbrigative ma si tratta di pittura diversa da questa che stiamo affrontando noi adesso.


Inoltre per mia forma mentis preferisco che un lavoro sia fatto o tutto con prodotti naturali o tutto con prodotti sintetici  ( per cui anche la soluzione con Vinavil la metto in secondo piano) . Non mi piace mischiare le tecniche ( infatti non amo le tecniche miste nel dipingere) ma non è una regola oggettiva bensì una scelta soggettiva.

Comunque se volete diventare pittori vi consiglio di provarli, chissà che non facciano al caso vostro e soprattutto  perché ogni cosa che si prova e si apprende........ allarga la mente.



I procedimenti esposti valgono anche per  cartoni e pannelli telati quindi il nostro  lavoro invece  di realizzarlo su tela potremmo realizzarlo su pannello telato. Ma un “ olio su tela” è tutto un’altra cosa anche a guardarlo e principalmente a mostrarlo.

Per le tavole il procedimento di base rimane lo stesso con qualche  variante. Ne parleremo quando affronteremo un dipinto su tavola.

( CURIOSITA’ Questa operazione detta imprimitura da molti è intesa come la fase finale della costruzione di una tela  e pensano che  venisse chiamata imprimitura perché anticamente la mestica veniva pressata a mano ( impressa , imprimere ) sul supporto. Secondo me  non è  da escludere che derivi da “ in primis “ (cioè innanzitutto)  diventata imprimitura  nel gergo  da bottega artistica ( come del resto avviene anche oggi nelle arti e mestieri) . A conferma sta il fatto che la qualità della mestica  e la quantità di stesure della stessa possono variare in dipendenza di ciò che si vorrà realizzare come dipinto . Quindi sta col dipinto.

Da questa considerazione ne deriverebbe che questa fase avrei dovuto descriverla con l’inizio del lavoro sulla tela del nostro Einstein.
L’ho voluta anticipare  ed inserire come seconda parte de “ I supporti “ perché per un po’ sospenderemo i tutorials e ci risentiremo dopo le vacanze. E nelle more, visto che sappiamo come fare ,potremo preparare la nostra tela 

Per i momenti di relax  vi lascio questo link

PDF]Vasari – Le vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architetti


( sono circa 1000 pagine e vi faranno compagnia  sotto l’ombrellone  ahahahaha )  
Rido ma vi consiglio di leggere quanto più potete di storia dell'arte .   


Quindi buone vacanze e preparate la vostra tela perché al rientro cominceremo  col trasferimento del disegno e FINALMENTE AFFERREREMO I PENNELLI. 
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Buone vacanze e .........Alla prossima.