NOTA: in questo ed in altri post che seguiranno verranno utilizzati dei
termini specifici che appartengono al glossario della pittura e quindi dei
pittori. Il loro significato cambia talvolta da epoca ad epoca quindi non se ne
può fare una regola generale. Come già detto l’importante è
che, in un gruppo, i pittori per colloquiare
e per potersi capire diano tutti lo stesso significato a ciascun termine. In
pratica devono parlare la stessa lingua pittorica
Noi utilizzeremo i vari termini nel loro
significato più ampiamente diffuso.
Entriamo
nell’argomento di oggi.
Come già accennato i supporti in
tela, cartoni e pannelli telati , tavole in legname o materiale legnoso anche se venduti come già pronti all’uso,
hanno spesso bisogno di una preparazione gessosa per renderla più o meno liscia e più o meno assorbente e quindi per renderla idonea al genere pittorico che
si vorrà realizzare .
Questo lavoro di preparazione nel
gergo pittorico si chiama :
Imprimitura
Serve a creare tra supporto e pellicola pittorica uno strato intermedio con assorbenza programmata ed in pratica consiste nello stendere, sulla
tela o sulla tavola, degli strati di un composto di calcio (gesso, polvere di
marmo, o altre polveri ) , colla ed eventuali altri prodotti .
Questo composto si chiama mestica
e viene preparato in funzione di ciò che
vogliamo fare come dipinto ed anche in dipendenza del supporto scelto.
Ogni pittore ha le sue mestiche o delle
varianti di quelle di altri. Io
vi descrivo quelle più diffusamente utilizzate
e che trovo valide per il nostro dipinto.
Mestica classica
Occorrente per la preparazione della mestica classica
Colla di coniglio
Gesso di Bologna
Olio di lino
Acqua
Attrezzi di servizio
Attrezzi di servizio
Materiali ed attrezzi
per la mestica: a sinistra colla di coniglio, gesso di bologna olio di lino.
Al centro ( in blu) spessore
per distanziare i fondi dei due barattoli durante il riscaldamento, bastoncino
per mescolare , setaccino per spolverare il gesso. brocca graduata per
l’acqua barattolo grande per il bagnomaria. A destra vinavil ( alternativa alla colla di
coniglio), bilancia , barattolo piccolo per colla e mestica
Preparazione:
Innanzitutto bisogna preparare
la colla.
Come è risaputo ci sono tanti tipi di colla ( magari ne parleremo in seguito) .
A noi interessa la colla di
coniglio perché ha una consistenza intermedia, ( ne troppo forte ne troppo
debole ) E’ ottenuta da cascami di pelli
di coniglio. Ma non rabbrividite la troviamo già trattata e pronta all’uso nei negozi di belle arti . Si
presenta in scaglie o granuli e va sciolta in acqua
Per la nostra mestica il rapporto tra colla di coniglio in
grani (o scaglie) e acqua deve essere al 6%. Praticamente un litro d’acqua
vuole 60 gr di colla. Un rapporto poco più alto o poco più basso influisce poco
e vedrete che con l’esperienza lo adatterete alle vostre varie esigenze.
Ma non allontanatevi troppo da
questo rapporto perché una colla troppo densa
porterà ad una mestica troppo dura con rischio di spaccature mentre una
colla troppo acquosa provocherà la
sfarinatura del gesso.
Organizzatevi con due
contenitori, uno più grande che possa
andare sulla fiamma , ed uno più piccolo e tali da poter andare il picccolo dentro il grande perché questo lavoro viene fatto a bagnomaria.
Io di solito utilizzo due barattoli di latta da riciclo.
Una mestica da 250 cl di acqua e 15
gr di colla di coniglio( rapporto al 6% ) è più che sufficiente per la nostra tela 40x40
( direi anche eccessiva ma con buone quantità si lavora meglio ed in fin dei conti quella che
resta non è da buttare perché , conservata
in un barattolo chiuso, riscaldandola
è facilmente ripristinabile anche dopo mesi ) .
Nel barattolo piccolo pesiamo la colla, aggiungiamo l’acqua occorrente
e lasciamo riposare per circa 10 ore
Le perline o le scaglie prima si gonfiano d’acqua e poi si compattano sul fondo del barattolo. Io solitamente svolgo questa fase la sera e la mattina seguente trovo il prodotto pronto per proseguire.
Le perline o le scaglie prima si gonfiano d’acqua e poi si compattano sul fondo del barattolo. Io solitamente svolgo questa fase la sera e la mattina seguente trovo il prodotto pronto per proseguire.
portiamo il bilancino a 0
pesiamo il barattolo vuoto : 45gr
versiamo 15
gr di colla arriviamo a 60gr
nel quale verseremo 250 cl di acqua
si lascia riposare fino a che le scaglie di colla non si saranno gonfiate d’acqua , sciolte e depositate sul fondo del barattolino ( circa 10 ore ) |
pereparazione mestica
Sistemiamo il barattolone sul fornello e posizioniamo il distanziatore sul
fondo
Quindi mettiamo dell’acqua nel
recipiente ( diciamo per un terzo o fino a metà) e fatela scaldare a
fuoco dolce sulla fiamma di un fornello a gas ( sconsigliabile il fornello
elettrico perchè da freddo passa subito a rovente e salta la fase del fuoco dolce).
Quando è calda
inseriamo il contenitore piccolo con acqua e colla nel contenitore più grande con sola acqua praticamente la colla si scioglierà grazie al calore che viene dall’acqua calda e non dalla fiamma In arte culinaria questo metodo viene detto a
bagnomaria.
Il barattolo piccolo deve restare sospeso nell’acqua del barattolo
grande , o almeno staccato dal fondo del grande. Per non tenerlo costantemente
sollevato con le dita tra i due fondi dei barattoli mettiamo qualcosa che li distacchi ( io metto sul fondo del barattolo grande un
robusto piattino da tazzina da caffé capovolto ).
Mescoliamo lentamente la colla con
un bastoncino di legno ( anche il manico di un cucchiaio di legno da cucina va bene) fino a che non si sarà sciolta completamente Lentamente per non provocare bolle d’aria
(ATTENZIONE: l’acqua del barattolo
grande può anche bollire ( se la mantenete ben calda senza bollire è meglio )
mentre l’acqua e colla del contenitore piccolo non deve bollire MAI altrimenti
è da buttare. )
Di questo liquido colloso
ottenuto, ne tiriamo fuori circa un decimo,
lo allunghiamo con l’aggiunta di un po’ d’acqua calda ottenendo una “colletta “ che stendiamo, a pennellessa sulla tela
e sui bordi. Alcuni pittori la stendono anche sul retro della tela.
Questa operazione definita “apprettatura “ serve ad otturare i “buchi “ della
trama della tela, a renderla meno
assorbente e per favorire l’ancoraggio
successivo della mestica. Se guardando
la tela in trasparenza si notano ancora
troppi “buchi“ , quando questa “mano“ di colletta sarà asciutta ripetiamo l’operazione
stendendone un’altra “mano“. Non è comunque indispensabile che tutti i “buchi”
siano otturati.
Nell’attesa che la colletta apprettata sia perfettamente asciutta possiamo preparare la mestica
Nel restante 90%
di colla ( liquido colloso ottenuto nel barattolo piccolo ) , mantenendo
i barattoli uno dentro l’altro sulla
fiamma a fuoco dolce , versiamo senza fretta
il gesso di Bologna utilizzando
un colino a rete ( non a fori ) oppure un setaccio da spolvero come per lo
zucchero a velo, oppure con un cucchiaio battendo col dito come quando si mette
il cacio sui maccheroni . Insomma il gesso va introdotto nella colla spolverandolo per non creare grumi.
Il gesso così versato assorbe la
colla e si deposita al fondo senza raggrumarsi . Se c’è qualche dubbio di grumi
, mentre si spolvera , mescoliamo col bastoncino , sempre lentamente per non
provocare bolle d’aria.
Ripeto questa operazione va fatta sempre a caldo quindi col barattolo
grande sulla fiamma e quello piccolo
dentro di esso a fuoco dolce e a
bagnomaria senza mai arrivare ad
ebollizione..
Quanto gesso versare ?
Praticamente la quantità
di gesso e la quantità di colla
liquida è di 1 a 1 . Tanto gesso quanta
colla ( in volume). Ma non occorre misurarne le quantità,
che si definiscono ad occhio ed in
automatico. Infatti quando il gesso si
imbibisce di tutta la colla del barattolino abbiamo raggiunto l’1 a 1.
la mestica è pronta |
La mestica che otteniamo non deve
essere ne troppo liquida ne troppo densa. Diciamo che deve avere la consistenza
dello yogurt. Poco più liquida se da stendere a pennello, poco più densa se da stendere a spatola. Mescolando
col bastoncino si capisce facilmente.
Questa mestica va già bene per una buona imprimitura ma se
volete farla più elastica, ( per le tele
ed in particolare per tele che
andranno arrotolate), durante la lavorazione potete versare un cucchiaino di olio
di lino, (quanto un cucchiaino da caffé ma a poco per volta), oppure due
cucchiaini di latte intero, o un poco di miele, o di caseina , o di glicerina sempre a poco per volta e mentre state mescolando lentamente.
Spero di aver descritto con
chiarezza, comunque vi assicuro che è più facile farlo che descriverlo. Tutta
l’operazione della mestica non ruba più
di un quarto d’ora.
Controlliamo che la
colletta data prima alla tela sia
asciutta e passiamo alla imprimitura
Imprimitura
E’ l’operazione di stesura della mestica sulla tela .
Occorrente :
Spatola larga o pennellessa da 4 o più, secondo la
grandezza della tela.
Carta vetrata in
varie granature , per chi ha poca pratica è utile il tampone.
Se stesa a pennellessa si ottiene una superficie più liscia ed
uniforme , a spatola più spessa e materica.
Per questo nostro lavoro in corso occorre stenderla a pennellessa.
Con una pennellessa da 40 o poco più spalmiamo ortogonalmente la mestica sulla
tela, cioè in senso orizzontale (
sinistra – destra- sinistra) ed ancora fresca in senso verticale ( alto-
basso-alto ) Occorre lavorare in modo svelto e con mano lieve per lasciare meno
rigature possibile.
Aspettiamo che sia ben asciutta e carteggiamo con carta
vetrata a grana media in modo rotatorio.
Con altra pennellessa asciutta eliminiamo
tutta la polvere di gesso formatasi carteggiando e puliamo con una pezza morbida
asciutta.
Ripetiamo l’operazione di stesura e carteggiatura più volte, solitamente ne bastano tre mani.
Per avere una tele liscia ( per esempio per il fiammingo) l’ultima carteggiata va fatta con tela
smeriglio a grana fine.
L’imprimitura a spatola ( con mestica più densa ) è ,un po’, come
stuccare su ampi spazi. Ogni pittore che imprime a spatola ha un suo metodo ed
un suo attrezzo. Io preferisco una spatola larga in plastica o in gomma. Il
tipo migliore è la spatola che si
utilizza per stendere adesivi su vetro.
spatola gomma-, pennellessa ,spatola acciaio, spatola plastica |
Stendiamo la mestica in larghe volute circolari e la pareggiamo
ortogonalmente . Anche con questo metodo , quando asciutta, va carteggiata .
Solitamente basta anche una sola stesura ed una carteggiata .. Se occorre,
quando è asciutta, si da una seconda mano. Discorso diverso per la pittura materica in senso proprio dove altre a lascire grezza l'imprimitura si aggiungono altri materiali specifici per renderla rustica. Ma questa è un'altra storia .
Esiste un prodotto dal nome
commerciale "Ammannitura" una sorta di stucco di gesso di Bologna e colla di coniglio già pronto e da sciogliere a bagnomaria utilizzata dai decoratori di cornici nella fase di stuccatura operazione che viene definita da doratori e restauratori , appunto Ammannitura.
Non l’ho mai provata per
l’imprimitura ma mi riprometto di farlo
perché me ne hanno parlato bene.
Un buon risultato si ha anche con la mestica vinilica
Occorrente :
Colla Vinavil
Gesso di Bologna
Acqua.
Attrezzi di servizio
E’ una buona alternativa a quella classica , si prepara e si
stende a freddo.
In due parti di acqua scioglietene una di colla Vinavil ( in volume ). Conviene
utilizzare un contenitore cilindrico trasparente in modo da poter vedere le
quantità. Prima versate la dose di vinavil e vi serve come unità di misura in
volume poi mettere due parti di acqua Mescolate col bastoncino e quando è ben
amalgamata e fluida un decimo si diluisce al 50% con altra acqua e si da alla
tela ( è la stessa operazione di apprettatura esposta precedentemente). Nella
parte rimanente spolveratevi dentro il gesso di Bologna come è stato già
descritto. Il tutto va fatto a freddo.
La stesura di questa mestica è uguale alla precedente.
La mestica che otteniamo con
questi due metodi non ha mai quel bianco candido delle tele pronte. Il suo
colore è leggermente paglierino e ciò è dovuto al colore dei prodotti che
abbiamo utilizzato in particolare a
quello del gesso . Chi desidera una tela assolutamente bianca può aggiungere
durante la preparazione un poco di pigmento bianco di titanio ( sempre
spolverando lentamente ). Va bene anche qualche cucchiaiata di colore acrilico
bianco di titanio.
Però l’esigenza del bianco
assoluto non è di questo nostro dipinto e
premetto che a noi servirà una tela a fondo colorato, per cui invece del
pigmento bianco potremmo mettere del pigmento bruno Ma non lo faremo e affideremo
questa coloritura alla primissima stesura di colore che daremo sulla
nostra tela nella fase dello studio
tonale ( vedremo poi quale bruno, perché, e a cosa serve ) .
Questa prima coloritura viene, generalmente, chiamata “ campitura” .
Quelli che parlano bene la
definiscono “ proplasma”, Altri “ Imprimatura “
e di recente e da persona esperta l’ho sentita definire “ imprimitura oleosa
“ forse perché la preferisce grassa mentre io l’ho sempre stesa magra.
Ho voluto anticipare questa
informazione , che per me appartiene ad una fase successiva (perché
direttamente correlata a ciò che si dipingerà ) solo perché lo stesso effetto di avere un
campo colorato ( da cui campitura ) si può ottenere inserendo il pigmento voluto
già nella mestica . Praticamente lo stesso lavoro che abbiamo visto fattibile
col pigmento bianco di titanio, ma con
un effetto ottico assolutamente al contrario .
Vi è ancora un altro procedimento molto frequentato impropriamente chiamato imprimitura a Gesso
Acrilico.
Nelle belle arti ne trovate di
varie marche e consistenze. Io ne ho provati alcuni ma nessuno mi ha
soddisfatto perchè mi sanno di plastica,
( lo trovo più adatto all’acrilico o alle tecniche miste ) quindi non ve ne
parlo , ma se decidete di addentrarvi in pittura sarà bene sperimentare
anch’esso, chissà che non faccia al caso vostro.
Per non parlare poi di chi usa la
cementite, i colori acrilici e tanto
altro .A sentire molti, si ritengono soddisfatti di queste alternative più
sbrigative ma si tratta di pittura diversa da questa che stiamo affrontando noi
adesso.
Inoltre per mia forma mentis preferisco che un lavoro sia fatto
o tutto con prodotti naturali o tutto con prodotti sintetici ( per cui anche la soluzione con Vinavil la
metto in secondo piano) . Non mi piace mischiare le tecniche ( infatti non amo
le tecniche miste nel dipingere) ma non è una regola oggettiva bensì una scelta soggettiva.
Comunque se volete diventare pittori vi consiglio di
provarli, chissà che non facciano al caso vostro e soprattutto perché ogni cosa che si prova e si apprende........
allarga la mente.
I procedimenti esposti valgono
anche per cartoni e pannelli telati
quindi il nostro lavoro invece di realizzarlo su tela potremmo realizzarlo
su pannello telato. Ma un “ olio su tela” è tutto un’altra cosa anche a
guardarlo e principalmente a mostrarlo.
Per le tavole il procedimento di
base rimane lo stesso con qualche
variante. Ne parleremo quando affronteremo un dipinto su tavola.
( CURIOSITA’ Questa operazione
detta imprimitura da molti è intesa come la fase finale della costruzione di
una tela e pensano che venisse chiamata imprimitura perché anticamente
la mestica veniva pressata a mano ( impressa , imprimere ) sul supporto.
Secondo me non è da escludere che derivi da “ in primis “ (cioè
innanzitutto) diventata imprimitura nel gergo da bottega artistica ( come del resto avviene
anche oggi nelle arti e mestieri) . A conferma sta il fatto che la qualità
della mestica e la quantità di stesure
della stessa possono variare in dipendenza di ciò che si vorrà realizzare come
dipinto . Quindi sta col dipinto.
Da questa considerazione ne
deriverebbe che questa fase avrei dovuto descriverla con l’inizio del lavoro sulla tela del nostro Einstein.
L’ho voluta anticipare ed inserire come seconda parte de “ I supporti
“ perché per un po’ sospenderemo i tutorials e ci risentiremo dopo le vacanze. E nelle more, visto che sappiamo come fare ,potremo preparare la
nostra tela
Per i momenti di relax vi lascio questo link
PDF]Vasari – Le vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architetti
( sono circa 1000 pagine e vi faranno compagnia
sotto l’ombrellone ahahahaha )
Rido ma vi consiglio di leggere quanto più potete di storia dell'arte .
Quindi buone vacanze e preparate la vostra tela perché al
rientro cominceremo col trasferimento
del disegno e FINALMENTE AFFERREREMO I PENNELLI.
.
Buone vacanze e .........Alla prossima.
Interessantissimo! Grazie mille!
RispondiEliminaGrazie a te
EliminaGrazie per i consigli e la tua disponibilita😊
RispondiEliminagRAZIE A TE
EliminaGrazie Melo sei sempre impeccabile nelle spiegazioni! Buone vacanze a te e la tua famiglia e ci sentiamo al tuo rientro.
RispondiEliminarINGRAZIO E RICAMBIO
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