mercoledì 3 agosto 2016

Tutorial 4a Preparazione del supporto



NOTA: in questo ed in altri  post che seguiranno verranno utilizzati dei termini specifici che appartengono al glossario della pittura e quindi dei pittori. Il loro significato cambia talvolta da epoca ad epoca quindi non se ne può fare una regola generale. Come già detto l’importante è che, in un gruppo, i pittori per  colloquiare e per potersi capire diano tutti lo stesso significato a ciascun termine. In pratica devono parlare la stessa lingua pittorica
Noi  utilizzeremo i vari termini nel loro significato più ampiamente diffuso.                                              

 Entriamo nell’argomento di oggi.

Come già accennato i supporti in tela, cartoni e pannelli telati , tavole in legname o materiale legnoso  anche se venduti come già pronti all’uso, hanno spesso bisogno di una preparazione gessosa  per renderla più o meno liscia  e più o meno assorbente e quindi  per renderla idonea al genere pittorico che si vorrà realizzare .


Questo lavoro di preparazione nel gergo pittorico si chiama :


                                                                    Imprimitura
Serve a creare tra supporto  e pellicola pittorica uno strato intermedio  con assorbenza programmata  ed in pratica consiste nello stendere, sulla tela o sulla tavola, degli strati di un composto di calcio (gesso, polvere di marmo, o  altre polveri  )  ,  colla ed eventuali altri prodotti  .
Questo composto si chiama mestica  e viene preparato in funzione di ciò che vogliamo fare come dipinto ed anche in dipendenza del supporto scelto.
Ogni pittore  ha le sue mestiche  o delle  varianti di quelle di  altri. Io vi descrivo quelle più diffusamente utilizzate  e che trovo valide per il nostro dipinto.

                                                                 Mestica classica
Occorrente per la preparazione della mestica classica
Colla di coniglio
Gesso di Bologna
Olio di lino
Acqua
Attrezzi di servizio 


 


Materiali ed attrezzi per la mestica: a sinistra colla di coniglio, gesso di bologna  olio di lino.
Al centro ( in blu) spessore per distanziare i fondi dei due barattoli durante il riscaldamento, bastoncino per mescolare , setaccino per spolverare il gesso. brocca graduata per l’acqua  barattolo grande  per il bagnomaria.  A destra vinavil ( alternativa alla colla di coniglio), bilancia , barattolo piccolo per colla e mestica





                                                          Preparazione:



Innanzitutto bisogna preparare la colla.
Come è  risaputo  ci sono tanti tipi di colla (  magari ne parleremo in seguito) .
A noi interessa la colla di coniglio perché ha una consistenza intermedia, ( ne troppo forte ne troppo debole ) E’ ottenuta da cascami  di pelli di coniglio. Ma non rabbrividite la troviamo già trattata  e pronta all’uso nei negozi di belle arti . Si presenta in scaglie o granuli e va sciolta in acqua

Per la nostra  mestica il rapporto tra colla di coniglio in grani (o scaglie) e acqua deve essere al 6%. Praticamente un litro d’acqua vuole 60 gr di colla. Un rapporto poco più alto o poco più basso influisce poco e vedrete che con l’esperienza lo adatterete alle vostre  varie esigenze.
Ma non allontanatevi troppo da questo rapporto perché una colla troppo densa  porterà ad una mestica troppo dura con rischio di spaccature mentre una colla troppo acquosa  provocherà la sfarinatura del gesso.

Organizzatevi con due contenitori, uno più grande  che possa andare sulla fiamma ,  ed uno più  piccolo e tali da poter andare il picccolo dentro il grande  perché questo lavoro viene fatto a bagnomaria.
Io di solito utilizzo due barattoli di latta da riciclo.

Una mestica da 250 cl di acqua e 15 gr di colla di coniglio( rapporto al 6% )  è più che sufficiente per la nostra tela 40x40 ( direi anche eccessiva ma con buone quantità si lavora meglio ed in fin dei conti quella che resta non è da buttare perché , conservata in un barattolo chiuso,  riscaldandola  è facilmente ripristinabile anche dopo mesi ) .
Nel barattolo piccolo  pesiamo  la colla, aggiungiamo l’acqua occorrente e lasciamo riposare per circa 10 ore
Le perline o le scaglie prima si gonfiano d’acqua e poi si compattano sul fondo del barattolo.  Io solitamente svolgo questa fase la sera e la mattina seguente trovo il prodotto pronto per proseguire.




 
portiamo il bilancino a 0
pesiamo il barattolo vuoto : 45gr
 
 versiamo  15 gr di colla arriviamo a 60gr 


nel quale verseremo 250 cl di acqua 
si lascia riposare fino a che le scaglie di colla non si saranno  gonfiate d’acqua , sciolte e depositate sul fondo del barattolino ( circa 10 ore )     
Alcuni pittori prima le gonfiano con poca acqua e solo dopo aggiungono l’altra acqua . Io trovo che questo passaggio sia inutile e lo salto. Verso direttamente tutta l’acqua occorrente


                                                   pereparazione mestica

 
Sistemiamo  il barattolone sul fornello e posizioniamo  il distanziatore sul fondo


Quindi mettiamo dell’acqua nel recipiente  ( diciamo per un terzo o fino a metà) e fatela scaldare a fuoco dolce sulla fiamma di un fornello a gas ( sconsigliabile il fornello elettrico perchè da freddo passa subito a  rovente e salta la fase del fuoco dolce).  

Quando è calda inseriamo il contenitore piccolo con acqua e colla  nel contenitore più grande con sola acqua praticamente la colla si scioglierà grazie al calore che viene dall’acqua calda    e non dalla fiamma  In arte culinaria questo metodo viene detto a bagnomaria.
Il barattolo piccolo  deve restare sospeso nell’acqua del barattolo grande , o almeno  staccato dal  fondo del grande. Per non tenerlo costantemente sollevato con le dita tra i due fondi dei barattoli  mettiamo qualcosa  che li distacchi (  io metto sul fondo del barattolo grande un robusto piattino da tazzina da caffé capovolto ).
Mescoliamo lentamente la colla con un bastoncino di legno ( anche il manico di un cucchiaio di legno da cucina va bene)   fino a che  non si sarà sciolta  completamente  Lentamente per non provocare bolle d’aria

(ATTENZIONE: l’acqua del barattolo grande può anche bollire ( se la mantenete ben calda senza bollire è meglio ) mentre l’acqua e colla del contenitore piccolo non deve bollire MAI altrimenti è da buttare. )



la colla è pronta



Di questo liquido colloso ottenuto, ne tiriamo fuori circa   un decimo, lo allunghiamo con l’aggiunta di un po’ d’acqua calda ottenendo una  “colletta “ che stendiamo, a pennellessa    sulla tela  e sui bordi. Alcuni pittori la stendono anche sul retro della tela. 
Questa operazione definita “apprettatura “ serve ad otturare i “buchi “ della trama della tela,  a renderla meno assorbente e per  favorire l’ancoraggio successivo  della mestica. Se guardando la tela in trasparenza  si notano ancora troppi “buchi“ , quando questa “mano“ di colletta  sarà asciutta ripetiamo l’operazione stendendone un’altra “mano“. Non è comunque indispensabile che tutti i “buchi” siano otturati.



Nell’attesa che la colletta apprettata  sia perfettamente asciutta  possiamo preparare la mestica






Nel  restante 90%  di colla ( liquido colloso ottenuto nel barattolo piccolo ) , mantenendo i barattoli  uno dentro l’altro sulla fiamma a fuoco dolce , versiamo senza fretta   il gesso di Bologna utilizzando un colino a rete ( non a fori ) oppure un setaccio da spolvero come per lo zucchero a velo, oppure con un cucchiaio battendo col dito come quando si mette il cacio sui maccheroni . Insomma il gesso va introdotto nella colla  spolverandolo per non creare grumi.
Il gesso così versato assorbe la colla e si deposita al fondo senza raggrumarsi . Se c’è qualche dubbio di grumi , mentre si spolvera , mescoliamo  col bastoncino , sempre lentamente per non provocare bolle d’aria.
Ripeto questa operazione  va fatta sempre a caldo quindi col barattolo grande  sulla fiamma e quello piccolo dentro di esso a fuoco dolce e a  bagnomaria  senza mai arrivare ad ebollizione..

 



Quanto gesso versare ?
Praticamente  la quantità  di gesso e la quantità  di colla liquida  è di 1 a 1 . Tanto gesso quanta colla ( in volume). Ma non occorre misurarne le   quantità, che si definiscono  ad occhio ed in automatico. Infatti  quando il gesso si imbibisce di tutta la colla del barattolino abbiamo  raggiunto  l’1 a 1. 



la mestica è pronta





La mestica che otteniamo non deve essere ne troppo liquida ne troppo densa. Diciamo che deve avere la consistenza  dello yogurt. Poco più liquida se da stendere  a pennello, poco più densa se da stendere  a spatola. Mescolando col bastoncino si capisce facilmente.
Questa mestica  va già bene per una buona imprimitura ma se volete farla più elastica, ( per le tele  ed in particolare  per tele che andranno arrotolate), durante la lavorazione potete versare un cucchiaino di olio di lino, (quanto un cucchiaino da caffé ma a poco per volta), oppure due cucchiaini di latte intero, o un poco di miele, o di caseina , o di glicerina   sempre a poco per volta e mentre state  mescolando lentamente.
Spero di aver descritto con chiarezza, comunque vi assicuro che è più facile farlo che descriverlo. Tutta l’operazione della mestica non  ruba più di un quarto d’ora.
Controlliamo che  la colletta data prima alla tela sia  asciutta e passiamo alla imprimitura





Imprimitura
E’ l’operazione  di  stesura della mestica sulla tela .
Occorrente :
Spatola  larga  o pennellessa da 4 o più, secondo la grandezza della tela.
Carta vetrata  in varie granature , per chi ha poca pratica è utile il tampone.

Se stesa  a pennellessa si ottiene una superficie più liscia ed uniforme , a spatola più spessa e materica.
Per questo nostro lavoro in corso occorre stenderla  a pennellessa.

Con una pennellessa da 40  o poco più    spalmiamo ortogonalmente la mestica sulla tela, cioè in senso orizzontale (  sinistra – destra- sinistra) ed ancora fresca in senso verticale ( alto- basso-alto ) Occorre lavorare in modo svelto e con mano lieve per lasciare meno rigature possibile.
Aspettiamo  che sia ben asciutta e carteggiamo con carta vetrata a grana media  in modo rotatorio.
Con altra pennellessa asciutta eliminiamo tutta la polvere di gesso formatasi carteggiando e puliamo con una pezza morbida asciutta.
Ripetiamo l’operazione di stesura e carteggiatura  più volte, solitamente ne bastano tre mani.
Per avere  una tele liscia  ( per esempio per il fiammingo)  l’ultima carteggiata va fatta con tela smeriglio a grana fine. 
L’imprimitura a spatola  ( con mestica più densa ) è ,un po’, come stuccare su ampi spazi. Ogni pittore che imprime a spatola ha un suo metodo ed un suo attrezzo. Io preferisco una spatola larga in plastica o in gomma. Il tipo migliore è la spatola che  si utilizza per stendere adesivi su vetro.


spatola gomma-, pennellessa ,spatola acciaio, spatola plastica



Stendiamo la mestica  in larghe volute circolari e la  pareggiamo ortogonalmente . Anche con questo metodo , quando asciutta, va carteggiata . Solitamente basta anche una sola stesura ed una carteggiata .. Se occorre, quando è asciutta, si da una seconda mano. Discorso diverso per la pittura materica in senso proprio dove altre a lascire grezza l'imprimitura si aggiungono altri materiali specifici per renderla rustica. Ma questa è un'altra storia .



Esiste un prodotto dal nome commerciale "Ammanniturauna sorta di stucco di gesso di Bologna  e colla di coniglio  già pronto e da sciogliere a bagnomaria  utilizzata dai decoratori di  cornici nella fase di stuccatura  operazione che viene definita  da doratori e restauratori ,  appunto Ammannitura.
Non l’ho mai provata per l’imprimitura  ma mi riprometto di farlo perché me ne hanno  parlato bene.





Un buon risultato si ha anche con la mestica vinilica
Occorrente :
Colla Vinavil
Gesso di Bologna
Acqua.
Attrezzi di servizio

E’ una buona alternativa a quella classica , si prepara e si stende a freddo.
In due parti di acqua  scioglietene  una di colla Vinavil ( in volume ). Conviene utilizzare un contenitore cilindrico trasparente in modo da poter vedere le quantità. Prima versate la dose di vinavil e vi serve come unità di misura in volume poi mettere due parti di acqua Mescolate col bastoncino e quando è ben amalgamata e fluida un decimo si diluisce al 50% con altra acqua e si da alla tela ( è la stessa operazione di apprettatura esposta precedentemente). Nella parte rimanente  spolveratevi dentro  il gesso di Bologna come è stato già descritto. Il tutto va fatto a freddo.
La stesura di questa mestica è uguale alla precedente. 



La mestica che otteniamo con questi due metodi non ha mai quel bianco candido  delle tele pronte. Il suo colore è leggermente paglierino e ciò è dovuto al colore dei prodotti che abbiamo utilizzato  in particolare a quello del gesso . Chi desidera una tela assolutamente bianca può aggiungere durante la preparazione un poco di pigmento bianco di titanio ( sempre spolverando lentamente ). Va bene anche qualche cucchiaiata di colore acrilico bianco di titanio.

Però l’esigenza del bianco assoluto non è di questo nostro dipinto e  premetto che a noi servirà una tela a fondo colorato, per cui invece del pigmento bianco potremmo mettere del pigmento bruno Ma non lo faremo e affideremo questa coloritura  alla  primissima stesura di colore che daremo sulla nostra tela nella fase dello studio tonale  ( vedremo poi  quale bruno, perché, e a cosa serve  ) .
Questa prima coloritura  viene, generalmente, chiamata “ campitura” .

Quelli che parlano bene la definiscono “ proplasma”, Altri “ Imprimatura “  e di recente e da persona esperta l’ho sentita definire “ imprimitura oleosa “ forse perché la preferisce  grassa  mentre io l’ho sempre stesa  magra.


Ho voluto anticipare questa informazione , che per me appartiene ad una fase successiva (perché direttamente correlata a ciò che si dipingerà )  solo perché lo stesso effetto di avere un campo  colorato (  da cui campitura )  si può ottenere inserendo il pigmento voluto già nella mestica . Praticamente lo stesso lavoro che abbiamo visto fattibile col pigmento  bianco di titanio, ma con un effetto ottico assolutamente al contrario .

Vi è ancora un altro procedimento molto frequentato impropriamente chiamato imprimitura  a Gesso Acrilico.

Nelle belle arti ne trovate di varie marche e consistenze. Io ne ho provati alcuni ma nessuno mi ha soddisfatto  perchè mi sanno di plastica, ( lo trovo più adatto all’acrilico o alle tecniche miste ) quindi non ve ne parlo , ma se decidete di addentrarvi in pittura sarà bene sperimentare anch’esso, chissà che non faccia al caso vostro.
Per non parlare poi di chi usa la cementite,  i colori acrilici e tanto altro .A sentire molti, si ritengono soddisfatti di queste alternative più sbrigative ma si tratta di pittura diversa da questa che stiamo affrontando noi adesso.


Inoltre per mia forma mentis preferisco che un lavoro sia fatto o tutto con prodotti naturali o tutto con prodotti sintetici  ( per cui anche la soluzione con Vinavil la metto in secondo piano) . Non mi piace mischiare le tecniche ( infatti non amo le tecniche miste nel dipingere) ma non è una regola oggettiva bensì una scelta soggettiva.

Comunque se volete diventare pittori vi consiglio di provarli, chissà che non facciano al caso vostro e soprattutto  perché ogni cosa che si prova e si apprende........ allarga la mente.



I procedimenti esposti valgono anche per  cartoni e pannelli telati quindi il nostro  lavoro invece  di realizzarlo su tela potremmo realizzarlo su pannello telato. Ma un “ olio su tela” è tutto un’altra cosa anche a guardarlo e principalmente a mostrarlo.

Per le tavole il procedimento di base rimane lo stesso con qualche  variante. Ne parleremo quando affronteremo un dipinto su tavola.

( CURIOSITA’ Questa operazione detta imprimitura da molti è intesa come la fase finale della costruzione di una tela  e pensano che  venisse chiamata imprimitura perché anticamente la mestica veniva pressata a mano ( impressa , imprimere ) sul supporto. Secondo me  non è  da escludere che derivi da “ in primis “ (cioè innanzitutto)  diventata imprimitura  nel gergo  da bottega artistica ( come del resto avviene anche oggi nelle arti e mestieri) . A conferma sta il fatto che la qualità della mestica  e la quantità di stesure della stessa possono variare in dipendenza di ciò che si vorrà realizzare come dipinto . Quindi sta col dipinto.

Da questa considerazione ne deriverebbe che questa fase avrei dovuto descriverla con l’inizio del lavoro sulla tela del nostro Einstein.
L’ho voluta anticipare  ed inserire come seconda parte de “ I supporti “ perché per un po’ sospenderemo i tutorials e ci risentiremo dopo le vacanze. E nelle more, visto che sappiamo come fare ,potremo preparare la nostra tela 

Per i momenti di relax  vi lascio questo link

PDF]Vasari – Le vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architetti


( sono circa 1000 pagine e vi faranno compagnia  sotto l’ombrellone  ahahahaha )  
Rido ma vi consiglio di leggere quanto più potete di storia dell'arte .   


Quindi buone vacanze e preparate la vostra tela perché al rientro cominceremo  col trasferimento del disegno e FINALMENTE AFFERREREMO I PENNELLI. 
.


Buone vacanze e .........Alla prossima.


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